Estrazione indolore delle radici dentali

estrazione-indolore-delle-radici-dentali Torreglia PadovaQuando un dente è particolarmente compromesso è inutile e, spesso, dannoso lasciarlo nella sua sede. La rimozione viene definita da noi dentisti: estrazione. Alcuni denti, per esempio i molari detti del giudizio, pur essendo assolutamente sani necessitano, talvolta, di essere rimossi allo scopo di evitare altri danni ai denti vicini.

In altri casi ancora, per esempio nelle gravi parodontiti (piorrea), i denti possono diventare irrecuperabili per l’insufficiente ancoraggio osseo.

Il caso più frequente che richiede la rimozione del dente è la carie. La carie diventa grave quando demolisce la maggior parte della struttura dentale lasciando così poco dente residuo da renderne impossibile la ricostruzione. Si esegue l’estrazione anche di quei denti che presentano vecchie cure canalari non più ritrattabili e che abbiano delle importanti radio trasparenze apicali (granulomi). Vi sono, infine, dei denti che vanno estratti perché danneggiati da un trauma.
 
Sta di fatto che l’estrazione è l’ultima manovra che si cerca di eseguire dopo aver tentato di recuperare in ogni modo un dente danneggiato.

Tecnica

Quando si estrae un dente può essere indicata l’assunzione preventiva di un antibiotico con lo scopo di ridurre gli effetti collaterali e, soprattutto, le complicanze infettive come ascessi e infiammazioni. Un’altra indicazione all’assunzione di antibiotici preventivi è legata alla concomitanza di alcune patologie sistemiche come il diabete o le ridotte difese immunitarie.

L’estrazione si realizza anestetizzando preventivamente la parte. Il dentista, con appositi strumenti e con movimenti gentili e semplici, scolla il dente dall’alveolo e lo rimuove dalla bocca. Se i margini della gengiva richiedono di essere avvicinati si esegue, a questo punto, una sutura che verrà rimossa dopo 7-10 giorni, se già questa non si toglie prima da sola.

Effetti collaterali

Un’estrazione dentaria è oggi del tutto atraumatica ma, alla scomparsa dell’effetto anestetico, possono esserci alcuni effetti collaterali. I più frequenti sono un lieve fastidio pulsante (sincrono con la pulsazione cardiaca), un lieve gonfiore (mai in prima giornata), qualche goccia di sangue (per qualche ora) e, raramente, un ematoma (che compare a partire dalla terza giornata).

Prognosi

I fastidi si risolvono in genere nel giro di pochi giorni ma è bene ricordare che la gengiva si risalda perfettamente con prima di tre settimane e talvolta di più (dipende molto dall’età: i bambini guariscono veramente in pochi giorni). Le zone ossee sede di una estrazione guariscono e si rimodellano in non meno di tre mesi. Il periodo di guarigione può essere sfruttato, se ci sono tutte le condizioni adatte, per inserire un impianto e ripristinare la masticazione originale.

Prescrizione e consigli

È bene seguire alcune semplici prescrizioni per rendere gli effetti collaterali meno fastidiosi. Innanzitutto non assumere alcun alimento fino a quando l’effetto anestetico non sia scomparso. In questo modo si prevengono inconsapevoli morsi alla lingua o alle labbra. Per almeno 15 minuti è bene applicare la borsa del ghiaccio (come si farebbe per ogni altro trauma, per esempio una botta ad un ginocchio). Quando si assumono alimenti è bene che per un paio di giorni siano a temperatura ambiente o freddi.

I cibi caldi sono molto fastidiosi se vengono a contatto con la gengiva della zona di estrazione. Il giorno dell’intervento è consigliabile non assumere posizioni distese (la posizione eretta rende molto meno probabile il gonfiore della zona trattata). Non stare fermi (il movimento permette un miglior circolo ematico nella zona traumatizzata) e non stare in luoghi particolarmente caldi (il calore accentua i disagi delle zone infiammate).

Noi consigliamo di non astenersi dalle attività lavorative ed evitare il riposo in posizione distesa. La notte dopo l’intervento consigliamo di tenere la testa su uno o, meglio, due cuscini e di metterci sopra un asciugamano per non sporcare le federe. Salvo che in condizioni particolari non consigliamo l’assunzione di farmaci.

Complicanze

Di rado possono verificarsi alcune complicanze

1 – Per motivi sconosciuti, una piccola percentuale di estrazioni si complica con la comparsa di una alveolite. Si tratta di un’affezione sgradevolissima per il continuo e intenso fastidio della durata di due o tre settimane. La causa dell’alveolite rimane ancora sconosciuta. Il dentista praticherà a giorni alterni delle medicazioni e saranno necessari più sciacqui quotidiani con collutori consigliati da noi. Talvolta è necessaria la prescrizione di antidolorifici e/o antibiotici.

2 – Nel caso di estrazioni dei denti superiori posteriori molto di rado si può verificare una comunicazione tra naso e bocca. Si diagnostica questa evenienza se, a distanza di qualche giorno dall’estrazione, si avverte la presenza di acqua nel naso quando si beve. Il trattamento prevede di eseguire un semplice sigillo gengivale da realizzare dopo qualche decina di giorni (in pratica, una sutura). Per ridurre la probabilità che si sviluppi questa complicanza sconsigliamo di soffiarsi il naso nei primi 3 giorni dopo l’estrazione di un dente posteriore superiore.

3 – Nel caso dell’estrazione di un molare del giudizio inferiore può di rado verificarsi, per una relazione diretta delle radici con il canale mandibolare o per una variazione anatomica del decorso del nervo, un lieve trauma di quest’ultimo. Essa si manifesta con un perdurante senso di anestesia alla metà del labbro inferiore del lato dell’estrazione. In questo caso è necessario avvertire il dentista per le cure farmacologiche del caso (cortisonici e vitamine del complesso B).
Spesso la cosa si risolve in qualche giorno ma vi sono situazioni ove l’insensibilità perdura per circa sei mesi.

Questa particolare complicanza risulta molto sgradevole ed è per questo che noi eseguiamo sempre, prima dell’estrazione di un molare del giudizio inferiore, una radiografia panoramica. Con essa possiamo decidere le modalità dell’intervento e stabilire se è il caso o meno di perfezionare la diagnosi con una TAC (CBCT) che, se fosse il caso, eseguiamo al momento

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