Tutto sulla Cura della Carie: come risolvere in modo efficace

La carie è una delle patologie più comuni che colpiscono i denti. Si tratta di una demineralizzazione della parte dura del dente dovuta all’azione dei batteri cariogeni, che appartengono alla famiglia degli streptococchi e dei lactobacilli. Questi batteri sono in grado di aderire alla superficie del dente e producono sostanze acide metabolizzando gli zuccheri che assumiamo con la dieta. Tali sostanze, depositandosi sullo smalto e sulla dentina, iniziano a sciogliere la componente minerale del dente.

Gli acidi prodotti dai batteri rovinano il dente come fa la goccia di limone caduta sul marmo. Per evitare che il limone rovini il marmo, è possibile diluire la goccia di limone con l’acqua, ancor meglio se l’acqua contiene del bicarbonato, così da mitigare l’acidità del limone.

In bocca funziona allo stesso modo: la natura ci ha dotato della saliva, che è in grado di diluire e mitigare l’acidità della placca, grazie ad alcune sostanze contenute al suo interno simili al bicarbonato.

Se questi meccanismi di protezione non funzionano correttamente e sono associati a scarsa igiene dentale e ad una dieta ricca di zuccheri o di sostanze facilmente fermentabili dai batteri, allora si creano le condizioni ideali per la formazione e la progressione della carie.

Dove si forma la carie?

Qualsiasi superficie del dente su cui si depositano dei batteri cariogeni può andare incontro al processo carioso. Ciò può accadere anche se il dente è già stato curato precedentemente con altre otturazioni, è stato devitalizzato o ricoperto con una capsula.

Il Dottor Black agli inizi del ‘900 elaborò una classificazione del processo carioso, che si basa sulla posizione della carie:

  • prima classe: carie localizzata nella porzione centrale della corona dei denti posteriori;
  • seconda classe: carie localizzata nella porzione interdentale dei denti posteriori;
  • terza classe: carie localizzata nella porzione interdentale dei denti anteriori senza interessamento del margine incisale;
  • quarta classe: carie localizzata nella porzione interdentale dei denti anteriori, con compromissione del margine incisale;
  • quinta classe: carie localizzata a livello del colletto del dente in prossimità della gengiva;
  • sesta classe: carie localizzata della cuspide dei molari;

La tendenza a sviluppare carie nelle diverse zone cambia nel corso della vita, dipende da diversi fattori come ad esempio l’età, la qualità e la quantità della saliva, il tipo di alimentazione e l’assunzione di alcuni tipi di farmaci.

I pazienti molto giovani sono più soggetti allo sviluppo di carie di prima classe, perché la superficie del dente più esposta è quella occlusale centrale; crescendo, la gengiva espone lo spazio tra i denti, pertanto si tende a sviluppare carie soprattutto interdentali.

Infine nei pazienti anziani aumenta la probabilità di sviluppare carie a livello radicolare. In seguito all’abbassamento delle gengive e dell’osso, tipico dell’età matura, la radice dei denti risulta di solito esposta, quindi più delicata e meno resistente agli attacchi della carie.

Si può evitare la formazione della carie?

La formazione della carie, come visto in precedenza, dipende da vari fattori:

  • Alto numero di particolari batteri cariogeni;
  • Saliva inadeguata dal punto di vista qualitativo e quantitativo;
  • Insufficiente esposizione al fluoro;
  • Igiene orale inadeguata;
  • Dieta inappropriata con assunzione elevata di cibi acidi e/o dolci.

La prevenzione primaria si basa proprio sul controllo e monitoraggio dei fattori di rischio più comuni. Se ciò non basta, è necessario intervenire tempestivamente sui processi cariosi; infatti una lesione cariosa non trattata può evolvere, aumentando la sua dimensione e compromettendo nei casi più gravi l’integrità del dente.

Come evolve la carie: Segnali e sintomi

Quando la carie si trova ai primi stadi di sviluppo e quindi è ancora poco estesa, non genera particolari sensazioni negative. Il paziente non prova dolore e il problema è del tutto asintomatico. Questo accade perché è interessato solo lo strato dello smalto, che risulta assolutamente insensibile, essendo privo di terminazioni nervose. Spesso il soggetto nemmeno si accorge di avere un dente cariato, per questa ragione è importante fare visite odontoiatriche periodiche: solo il dentista è in grado di intercettare l’infezione sul nascere.

Il classico dolore ai denti, generato dalla carie, inizia a farsi sentire, quando i batteri, una volta consumato lo smalto, iniziano ad insidiare lo strato più interno del dente, rappresentato dalla dentina. Essendo questo un tessuto innervato, di solito il dente inizia ad essere sintomatico mangiando qualcosa di dolce o di freddo.

Non sempre in questi casi si evidenzia la carie a livello visivo: i batteri sono in grado di sciogliere soltanto lo strato minerale dello smalto e della dentina, quindi il dente sembra ancora integro esternamente.  In realtà, il dente è stato indebolito e svuotato nella zona cariata e in alcuni casi si può scheggiare durante la masticazione, mettendo in evidenza il tessuto rovinato dalla carie.

Quando si arriva a questo punto, lo sviluppo del processo carioso tende ad essere piuttosto rapido. I batteri riescono a raggiungere il cuore del dente, rappresentato dalla polpa, determinando l’infiammazione del tessuto detta pulpite. La conseguenza diretta per il paziente è un forte dolore di tipo pulsante, accentuato dagli stimoli termici (non solo il freddo in questa fase, ma anche il caldo).

Vista l’entità del danno, la terapia necessaria non consisterà solo nella rimozione della carie, sarà necessario intervenire anche con la devitalizzazione del dente, per eliminare tutti gli stimoli dolorosi.

Un dente già curato è ancora soggetto alla carie?

La carie è un processo di distruzione messo in atto dai batteri, pertanto può interessare i denti vergini (quelli che non hanno mai avuto alcun tipo di trattamento), ma anche gli elementi già curati. In questo caso si parla di infiltrazione secondaria o carie secondaria, poiché il tessuto cariato va a riformarsi nella zona di confine fra dente e ricostruzione, andando a compromettere il lavoro fatto in precedenza.

Tutti i materiali che si utilizzano per ricostruire o per ricoprire i denti (resina, composito, ceramica) non sono suscettibili alla carie, perché i batteri non sono in grado di aderire alla superficie di questi materiali o se vi aderiscono, non sono in grado di intaccarlo attraverso la produzione degli acidi, come invece accade per i denti.

Prevenzione: perché è importante?

La carie può interessare anche i denti già trattati, per questo motivo è necessario gestire e mettere sotto controllo le cause che la determinano per tutta la vita di una persona. La prevenzione rappresenta da sempre la miglior cura possibile, perché mira a preservare il tessuto dentale. Tantissimi pazienti, ancora oggi, sottovalutano l’importanza di una buona e costante igiene orale, che invece resta il miglior sistema per contrastare l’infezione.

Per evitare l’insorgenza della carie, è bene:

  • Lavarsi i denti con costanza: azione che va eseguita almeno 4 volte al giorno, immediatamente dopo i pasti e prima di coricarsi. Lo spazzolino deve avere setole medie o morbide, senza scordarsi del quotidiano uso di filo interdentale e scovolini. L’obiettivo è rimuovere i residui di cibo e soprattutto i batteri presenti nella placca.
  • Mantenere una corretta alimentazione: Cibi o bevande molto zuccherati rappresentano uno stimolo ulteriore per velocizzare il processo cariogeno;
  • Non fumare;
  • Fare visite di controllo dal dentista ogni 6 mesi o più spesso, se prescritto;
  • Sottoporsi a sedute di igiene dentale professionale.

Seguire con costanza e attenzione queste semplici regole significa migliorare la salute dei nostri denti, riducendo la propria cariorecettività. Con questo termine si indica la predisposizione allo sviluppo della carie dovuta alla coesistenza di vari fattori di rischio, legati alle abitudini alimentari, a quelle igieniche, alla tipologia di saliva e al tipo di tessuto dentario più o meno “duro”. Quest’ultimo è un aspetto ereditario che deriva dal nostro patrimonio genetico, ma si può comunque incidere positivamente attraverso l’applicazione di vernici e prodotti a base di fluoro e/o calcio, per rendere il tessuto dentario più resistente.

Diagnosi

In alcuni casi la diagnosi di carie risulta abbastanza facile, poiché cambiano le caratteristiche visive del dente, che può apparire nero o presentare dei buchi (con o senza dolore a seconda della fase di progressione della carie).

Sarebbe opportuno riuscire a intercettare precocemente il processo carioso, proprio per ridurre il danno che si crea a carico dei tessuti dentali. In questo le radiografie sono un valido supporto alla diagnosi, ci aiutano ad individuare il processo carioso anche nelle fasi precoci, soprattutto nelle zone meno visibili, come ad esempio gli spazi interdentali.

Un ulteriore metodo diagnostico è rappresentato dalla transilluminazione, eseguita attraverso l’uso di speciali strumenti (Diagnocam) che scattando una specie di foto dei denti con una luce laser. Rispetto alle radiografie, questi supporti consentono di evidenziare le zone cariate in fasi ancora precedenti, così da intervenire in modo tempestivo, bloccando sul nascere lo sviluppo della patologia.

Cura della carie

A seconda dell’estensione del processo carioso e della tempestività di intervento variano le modalità di azione.

Nelle fasi preliminari del processo, quando si manifesta solo la demineralizzazione del tessuto, ma non c’è perdita di sostanza (non è presente alcun buco sulla superficie del dente), si interviene attraverso la rimozione dei batteri cariogeni e l’applicazione di prodotti che aiutano a fare regredire il processo, riportando una guarigione completa del dente.

Man mano che il processo carioso progredisce gli interventi sono sempre più invasivi, ma concettualmente la procedura consiste nella rimozione dei batteri cariogeni dalla superficie del dente, la contestuale rimozione del tessuto dentale compromesso (quello troppo indebolito e danneggiato dai batteri) e la sua successiva sostituzione con un materiale idoneo a riempire lo spazio rimasto vuoto.

Quando la carie si è già diffusa e ha iniziato a danneggiare buona parte dei tessuti si interviene con un’otturazione. Tale tecnica restaurativa, eseguita sotto anestesia locale, consente l’asportazione della carie e dei tessuti dentali danneggiati e il successivo riempimento della cavità con materiali resinosi.

A causa del processo carioso il dente perde la sua integrità anatomica e funzionale, per questo motivo è essenziale fare prevenzione e adottare abitudini alimentari e comportamenti igienici, che contrastino la comparsa dei processi cariosi.

Per i pazienti cariorecettivi l’attenzione deve essere ancora maggiore; è bene fare accurati controlli periodici dal dentista, per intervenire tempestivamente nel trattamento delle lesioni cariose.

 

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