Perchè il fumo fa male alla salute della bocca?

Il tabagismo rappresenta uno dei problemi di sanità pubblica più diffuso al mondo. Si calcola infatti che nei prossimi anni a livello mondiale aumenterà il numero dei decessi per cause legate al fumo arrivando a 8 milioni annui.

Questo tipo di abitudine si è visto essere strettamente correlata a diverse malattie che interessano l’apparato respiratorio come il cancro al polmone, ma rappresenta anche un potente fattore di rischio per altre patologie, sia di tipo oncologico (tumori in vari distretti del corpo) sia di tipo cardiovascolare (infarto e ictus). Inoltre per un fumatore il rischio di incorrere in patologie aumenta di 4 volte rispetto a un paziente non fumatore.

I pazienti fumatori vanno incontro più facilmente a problemi ricorrenti (anche se non mortali) dell’apparato respiratorio come ad esempio tosse bronchite e BPCO (bronco pneumopatia cronico ostruttiva) avendo una qualità della vita più bassa.

In Italia si stima che i fumatori siano circa 12 milioni di persone di cui 7 milioni uomini e il restante donne; l’età in cui si accende la prima sigaretta è circa 15 anni.

Mediamente vengono fumate 13 sigarette al giorno, anche se si è stimato che circa il 30% dei fumatori ne fuma almeno 20.

Dal 2003 in Italia è presente una legge vieta il fumo negli ambienti chiusi e dall’anno successivo si è avuta una riduzione dell’incidenza degli eventi cardiovascolari del 10%.

Il 31 maggio ricorre la giornata mondiale senza tabacco, istituita dall’OMS per sensibilizzare la popolazione mondiale al danno da fumo.

Perché il fumo fa male?

Il danno da fumo nel cavo orale dipende sia dalla temperatura che si sviluppa durante la combustione (questa può infatti raggiungere valori compresi fra i 400 e gli 880 gradi centigradi), sia dall’effetto delle diverse sostanze chimiche presenti nel tabacco e aggiunte per rendere l’esperienza del fumo gradevole.

Le molecole che si possono sviluppare durante la combustione sono tantissime; alcuni studi ne contano circa quattromila. Una delle più comuni è la nicotina, un alcaloide in grado di interagire con il sistema neurologico, creando di fatto dipendenza. Per regolare il processo di combustione, si utilizzano vari acidi (acido benzoico, acido propionico, acido formico) e per preservare l’umidità del tabacco, evitando che diventi troppo secco, si utilizzano la glicerina, l’acido ortofosforico e il propilenglicolo. Inoltre, per conferire un sapore meno amaro al fumo e per rendere il fumo e la cenere più bianca, si utilizzano silicati di alluminio, ossidi di alluminio e ossidi di magnesio e molte altre sostanze.

Questo mix di sostanze aiuta a rendere gradevole qualcosa che invece sarebbe poco attraente se non addirittura irritante per le vie respiratorie.

Fumo e cavo orale

Il danno da fumo nella bocca può interessare le varie strutture e per semplicità si classifica in base al tessuto interessato:

Denti - il danno peggiore è legato alle temperature elevate, poiché le strutture dentali vengono sottoposte a stress termici importanti, che alla lunga possono creare dei problemi di tipo meccanico della struttura dentale. Inoltre le sostanze presenti nella parte di fumo aspirato (tra cui il catrame e altre parti solide liberate durante la combustione) tendono a depositarsi sulla superficie dei denti determinando delle macchie antiestetiche, a volte anche piuttosto difficili da rimuovere.

Tessuti di sostegno (osso e gengive) - in questo caso il danno dipende dai cambiamenti che il fumo produce a livello dei capillari gengivali. Si determina una sclerotizzazione delle piccole arterie e vene presenti a livello gengivale rendendo di fatto questi tessuti incapaci di contrastare un’eventuale infiammazione dovuta alla presenza dei batteri. Questo è il motivo per cui nei pazienti fumatori la malattia parodontale tende ad essere circa 4 volte più aggressiva rispetto ai pazienti non fumatori. Inoltre l’anidride carbonica e il monossido di carbonio che vengono liberati nel cavo orale fanno diminuire la quantità di ossigeno normalmente presente a livello del solco gengivale. In questo modo si crea un ambiente più favorevole per i batteri anaerobi e vengono selezionati batteri maggiormente aggressivi per il parodonto. Il fumo rappresenta infatti uno dei fattori da prendere in considerazione durante la fase diagnostica per studiare la malattia e definire la prognosi.

Mucose e lingua - anche in questo caso risentono del danno sia termico sia chimico del fumo e entrambi contribuiscono a determinare un inspessimento degli strati cellulari più superficiali. Questo evento ha una funzione protettiva; le cellule più esterne si organizzano per rispondere a uno stimolo irritativo cronico, creando una sorta di cicatrice. Se questo processo però perde la capacità di autolimitarsi, si creano le condizioni per lo sviluppo di forme di tumore della bocca. I siti maggiormente soggetti a questo problema sono il pavimento della bocca, la lingua nelle porzioni laterali, le zone dietro i molari a livello della mandibola e le guance. Riguardo a questo tipo di patologie oncologiche si è vista una forte correlazione sia con il fumo sia con l’alcol.

Come smettere di fumare?

Le statistiche ci dicono che mediamente i fumatori che smettono di fumare cercano di farlo all’età di 43 anni, ma nel 30% dei casi questi ricadono nuovamente dopo un po' di tempo nelle stesse cattive abitudini. Indagando il motivo, si è visto che circa l’80% delle persone che avevano provato a smettere lo hanno fatto da soli e senza sostegno da parte di figure di riferimento in grado di accompagnarli nel percorso.

Si inizia a fumare spesso in giovane età e questa pratica ha una componente psicologica rilevante, nonché una componente neurologica altrettanto importante; la nicotina crea dipendenza, rilasciando delle sostanze a livello celebrale, che determinano uno stato temporaneo di benessere. Per questo motivo è necessario essere affiancati da medici e psicologici competenti nel gestire questo tipo di dipendenza, sia dal punto di visita medico, sia a livello psicologico.

In Italia la sanità pubblica eroga questo servizio attraverso i centri antifumo presenti sul territorio, creando degli ambienti protetti in cui è possibile trovare l’aiuto e il supporto necessari.

Se utilizzo la sigaretta elettronica ho gli stessi problemi?

Molto spesso si crede che l’avvento della sigaretta elettronica abbia annullato sia i danni creati dal fumo, sia la dipendenza. Purtroppo questo non è vero; tante ricerche hanno smentito questa credenza, dimostrando che le sostanze presenti nella sigaretta elettronica sono in grado di creare gli stessi danni del fumo tradizionale. La combustione degli eccipienti presenti all’interno delle ricariche ha gli stessi effetti cancerogeni delle sigarette tradizionali nel lungo periodo, anche se avviene a temperature più basse.

Inoltre si è visto che solo il 9% di chi è passato dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica per eliminare la dipendenza è riuscito a smettere di fumare e il percorso è durato 12 mesi. (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27622384)

Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa in modo chiaro a tal proposito, dichiarando che il tabacco è dannoso per la salute in ogni sua forma e non ci sono prove che le sigarette elettroniche siano meno pericolose di quelle tradizionali. L’OMS invita gli Stati a considerare le sigarette elettroniche alla stregua degli altri prodotti per tabagisti, sottoponendoli dunque alla stessa attività regolatoria e di controllo. (https://www.who.int/tobacco/publications/prod_regulation/heated-tobacco-products/en/)
 

Fumo da tanti anni, smettendo di fumare che benefici posso ottenere?

Anche se si fuma da tanto tempo in realtà si è sempre in tempo per smettere di fumare e a seconda del tempo trascorso dall’ultima sigaretta ci sono diversi benefici a breve medio e lungo termine e il ministero della salute ne ha pubblicato un elenco:

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