Terapia Parodontale Non Chirurgica

terapia-parodontale-non-chirurgica Torreglia PadovaIn seguito alla diagnosi di Malattia Parodontale cosa si può fare? Esiste una terapia per mantenere i propri denti? La risposta è sì, è un percorso in cui è fondamentale quello che fa il dentista, ma altrettanto importante quello che fa il paziente.

La malattia parodontale è una patologia in cui il danno ai tessuti di sostegno dei denti avviene a causa del processo di infiammazione cronica causato dai batteri; è possibile risolvere l’infiammazione intervenendo sui batteri.

Ogni paziente ha un proprio corredo genetico che eredita dai propri genitori e che determina il modo in cui l’organismo risponde agli insulti esterni come ad esempio le infezioni batteriche; in base al proprio corredo genetico ognuno può essere più o meno predisposto allo sviluppo della malattia.

Mentre nella fase diagnostica la scienza ci permette di indagare la malattia a livello genetico (vedi i test genetici e batterici), per quanto riguarda la fase della terapia al momento si può agire solo sulla componente batterica; possiamo agire sulla causa che determina l’infiammazione, ma non possiamo agire sulla predisposizione allo sviluppo della malattia.

Questo aspetto è fondamentale, perché è possibile trattare la malattia parodontale e metterla sotto controllo anche per tutta la vita, ma a condizione che ci sia sempre un attento controllo dei batteri e dell’igiene sia a livello domiciliare (come e quanto si lavano i denti a casa) sia a livello professionale (la frequenza delle sedute di igiene dal dentista).

In cosa consiste la terapia?

In base alla compromissione e al danno che i tessuti hanno subito ci sono varie modalità di trattamento:

Per quanto riguarda la GENGIVITE sarà necessario correggere le modalità del controllo della placca domiciliare (correggere eventuali errori legati agli strumenti utilizzati o alle tecniche). Inoltre sarà importante in base al grado di infiammazione una o più sedute di igiene professionale attraverso cui eliminare il tartaro e la placca presenti in prossimità delle gengive e degli spazi interdentali.

Questo di solito è sufficiente ad eliminare l’infiammazione e a far ritornare i tessuti allo stato iniziale di salute.

È fondamentale che il paziente apprenda correttamente quali sono le modalità di igiene orale che dovrà mettere in pratica a casa. Essendo la bocca un’ambiente ricco di batteri, la superficie dentale e gengivale inizia ad essere contaminata già poche ore dopo la seduta di igiene professionale, così ripartono i processi che portano alla nuova formazione di placca e tartaro.

Per far durare nel tempo il beneficio della pulizia fatta dal dentista/igienista è necessario che il paziente collabori attivamente.

Per quanto riguarda la PARODONTITE (piorrea) sarà necessario fare innanzitutto le stesse cose che vengono fatte nel caso della gengivite, ma essendoci un problema più profondo, sarà necessario fare anche delle sedute Scaling e Root Planing (il così detto SRP).

Questo trattamento prevede una rimozione sotto anestesia della placca e del tartaro presenti a livello della radice dei denti, all’interno delle tasche parodontali.

Le tasche sono quelle zone in cui il rapporto fra dente, gengiva e osso è alterato in seguito al riassorbimento di quest’ultimo; la radice dei denti in questi casi risulta coperta solo da gengiva ma con meno osso e questo determina un solco più profondo rispetto a quello che solitamente si trova in una situazione di salute.

Come vengono rimossi i batteri?

Per rendere evidente la placca e il tartaro che causano l’infiammazione sia in caso di GENGIVITE sia in caso di PARODONTITE, si utilizza il RIVELATORE DI PLACCA, un liquido che ha la capacità di colorare i batteri in modo selettivo mettendo in evidenza i punti in cui sono localizzati.

Questa colorazione permette di poter sia correggere gli errori che il paziente commette con l’igiene domiciliare, sia eseguire una rimozione accurata dello sporco.

Dopo aver messo in evidenza quali sono le zone da trattare si utilizzano vari strumenti:

  • Strumenti ad ultrasuoni che agiscono attraverso la vibrazione e l’utilizzo di acqua sulla rimozione dei residui anche più resistenti, in particolare il tartaro
  • Strumenti manuali (scaler e curette) con cui si rimuove lo sporco e si leviga la superficie dentale rendendola liscia.
  • Laser a diodi con azione antibatterica diretta e indiretta sui batteri e azione di trofismo sui tessuti parodontali
  • Micropolveri a base di glicina, con cui si rimuove la placca ed eventuali macchie lasciando la superficie del dente liscia, in quanto i grani della polvere sono estremamente sottili (30 micron)
  • Strumenti interdentali come il filo e gli scovolini per la rimozione della placca dagli spazi tra dente e dente
  • Paste lucidanti usate con gommini e coppette da profilassi per lucidare ulteriormente la superficie dei denti. La lucidatura è fondamentale perché la placca aderisce con più difficoltà sulle superfici lisce

Quanto dura la terapia?

L’insieme delle varie sedute di pulizia e di rimozione di tartaro e placca viene definita Terapia Parodontale Non Chirugica.

Il numero delle sedute e la lunghezza dell’intero percorso dipendono dalla gravità del problema e per questo è fondamentale una diagnosi accurata. Nelle forme più semplici sono sufficienti poche sedute, ma nelle forme più gravi il percorso può risultare più articolato e richiede nelle fasi intermedie ulteriori rivalutazioni e sondaggi per monitorare e tenere sempre sotto controllo la malattia.

Quali sono gli effetti collaterali?

Come tutte le procedure mediche, anche la cura della malattia parodontale può comportare degli effetti collaterali.

I più comuni si manifestano sia in caso di trattamento della gengivite sia della parodontite e riguardano la sensibilità dentinale. Di solito si manifesta nei primissimi giorni successivi alle sedute di terapia e dipende dal fatto che le gengive, inizialmente infiammate, non hanno un sigillo ottimale attorno ai denti; di conseguenza eliminando la placca e il tartaro su cui queste si appoggiavano, si crea uno spazio attraverso cui gli stimoli termici (soprattutto il freddo) raggiungono più facilmente il colletto del dente, stimolandone la sensibilità.

Appena questo spazio viene nuovamente sigillato dalle gengive guarite dall’infiammazione, anche la sensibilità sparisce.

La sensibilità dentale si manifesta anche quando si interviene per curare le situazioni di parodontite più grave, che richiedono sedute di pulizia profonda con anestesia; in questi casi tenderà a manifestarsi per più tempo e con intensità maggiore, perché di solito la porzione di dentina esposta è maggiore e non riguarda solo il colletto dei denti, ma interessa anche una parte di radice.

Inoltre sempre nei casi di infiammazione importante, in cui i tessuti sono particolarmente gonfi e arrossati, possono generarsi delle recessioni (zone di scopertura della radice dei denti) durante la fase di guarigione dall’infiammazione.

Può sembrare un effetto di poco conto sui denti naturali, ma su denti che presentano dei restauri protesici (delle corone o dei ponti) può risultare antiestetico; infatti viene messa in evidenza la zona di passaggio fra la protesi e il dente, soprattutto nei manufatti di vecchia generazione in metallo.

Un ulteriore effetto collaterale che si può manifestare nel periodo successivo alla cura della malattia parodontale è la comparsa o l’aumento, qualora fosse già presente, della mobilità dentale.

Spesso i denti che hanno perso sostegno risultano circondati dal tartaro che li unisce insieme creando un blocco unico; eliminando il tartaro automaticamente viene meno questo collegamento e di conseguenza è possibile apprezzare la reale stabilità di questi elementi, che spesso risulta ridotta.

Nel momento in cui l’infiammazione dei tessuti di sostegno inizia a diminuire, automaticamente si riduce anche la mobilità, poiché i denti circondati da tessuto sano risultano maggiormente saldi. In questa fase è consigliato astenersi dal consumo di cibi particolarmente duri e croccanti, per non sollecitare eccessivamente un tessuto in fase di riparazione.

La sensibilità e la mobilità si possono presentare in modo più o meno marcato e per un tempo più o meno lungo a seconda della situazione iniziale dell’infiammazione; solo facendo una diagnosi accurata è possibile avere una valutazione più precisa in merito all’entità degli effetti collaterali e il dentista potrà dare dei suggerimenti per gestirli al meglio.

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