Le malattie del cavo orale e alimentazione

Il genere umano esiste da circa due milioni e mezzo di anni, cioè da un tempo lunghissimo secondo la nostra scala di vita. Si tratta di qualcosa come una successione di 60.000 generazioni di uomini e donne. Durante questo lunghissimo periodo l’uomo si ammalava di poche e mortali malattie come le infezioni e le parassitosi e la sua vita media non era molto lunga: non superava i 30 anni.

Ma se li superava indenne, la sua aspettativa di vita non era molto diversa da quella attuale.

Nei resti fossili non si trova traccia alcuna di quelle malattie che affliggono l’uomo moderno come l’artrosi, il cancro, il diabete, l’obesità o altre malattie del metabolismo come l’arteriosclerosi e le sue complicanze (ipertensione arteriosa, infarto, ictus, …).

Anche le malattie della bocca come la carie e la parodontite non esistevano proprio. I denti sono la parte che si conserva più a lungo nei reperti fossili eppure, per due milioni e mezzo di anni non ci sono tracce di una sola carie.

Per trovare la prima carie dobbiamo aspettare 15.400 anni fa e per trovare la seconda dobbiamo aspettarne altri 3.000. Poi, improvvisamente per i tempi dell’evoluzione, circa 10.000 anni fa compaiono la carie e la parodontite.

E quando compaiono, sembrano interessare praticamente ogni singolo uomo.

Oggi soffrono di carie quasi tre miliardi di persone e la parodontite, solo in Italia, fa portare a oltre 10 milioni di persone una protesi orale più o meno estesa (parliamo di dentiere, protesi rimovibili, protesi scheletrate e anche alcune protesi fisse come i ponti).

Se osserviamo gli animali troviamo una situazione interessante: la carie non si trova in alcun animale selvatico dotato di denti, sia un serpente, un mammifero carnivoro od erbivoro.

Ma se guardiamo agli animali domestici troviamo spesso la carie nei maiali, nei cani, in alcuni animali degli zoo e perfino, seppur raramente, nei gatti. Sorge spontanea una domanda: perché?

La risposta è presto detta. Per due milioni e mezzo di anni l’uomo è stato un “animale” che si nutriva di ciò che poteva raccogliere: frutta, radici, germogli, insetti e qualche piccolo animale; il tutto mangiato crudo. Mentre si nutriva così non soffriva di alcuna malattia della bocca e di nessuna malattia del metabolismo.

Ma circa 14.000 anni fa l’uomo diventò stanziale e inventò l’agricoltura e, poco dopo, circa 10.000 anni fa, inventò anche l’allevamento.

Da quel momento cominciarono i guai per la salute: ciò che puoi coltivare ed allevare non è esattamente ciò che dovresti mangiare.

Milioni di anni di evoluzione hanno plasmato il nostro metabolismo secondo una dieta che è completamente diversa da quella che adottiamo quotidianamente.

L’organismo così si danneggia e comincia a soffrire di malattie mai esistite prima nella storia del nostro genere.

Anche i nostri animali domestici, mangiando quello che mangiamo noi, si ammalano delle stesse malattie e diventano pure obesi.

Cosa fare quindi? Per prima cosa, quando è richiesto un cambiamento, è necessaria la conoscenza.

Ciascuno di noi dovrebbe cominciare a documentarsi su quella che era l’alimentazione dei nostri progenitori paleolitici e, in seconda battuta, provare a imitarla con i prodotti oggi disponibili nei supermercati e nei negozi di alimentari.

Chiunque desiderasse provare troverebbe immediati risultati. Per quanto riguarda la bocca, di sicuro gli alimenti dolci sono da evitare in modo assoluto perché promuovono la carie.

La parodontite (piorrea) trova, invece, tra i fattori predisponenti il latte e tutti i suoi derivati. Una buona idea, per cominciare, sarebbe di astenersi da questi alimenti.

Ancora oggi ci sono popolazioni che vivono lontano dalla nostra civiltà e sono molto più sane di noi.

Tra queste popolazioni ci sono gli aborigeni australiani, alcuni gruppi tribali africani ed amazzonici, gli esquimesi, alcune tribù siberiane e canadesi.

La caratteristica comune nell’alimentazione di questi uomini consiste nell’essere onnivora e con equilibrata proporzione di nutrienti.

La massima differenza rispetto all’alimentazione occidentale è la completa assenza di amilacei come pane, pasta, riso, mais, soia e legumi.

 

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